Un imperatore piccolo piccolo | #TwitterMigration

Un imperatore piccolo piccolo | #TwitterMigration 19 Dicembre 2022 Social Networks Ci risiamo: Elon Musk prende decisioni e fa scappare gli utenti da Twitter verso Mastodon. Sembrerebbe quasi che egli sia l’unico a non considerare discutibili quelle decisioni ma poco importa, tanto “il pallone è mio e ci faccio quel che dico io“. Si dovrebbe scomodare il Dott. Sigmund Freud per analizzare la psiche del neoproprietario di Twitter, perché nessuno capisce realmente quali siano i suoi obiettivi – probabilmente nemmeno i dipendenti superstiti e che gli stanno accanto quotidianamente. Tutto è cominciato nella notte (italiana) a cavallo fra giovedì 15 e venerdì 16 dicembre, nel momento in cui uno tsunami di ban e di limitazioni agli account ha investito il Twitterverso. Il primo a cadere è stato l’account @elonjet, creato da uno studente per seguire gli spostamenti di Musk a bordo del suo jet personale. A ruota, è stata comminata la sospensione a una lunga serie di account appartenenti a giornalisti di importanti testate USA, rei dell’essersi interessarti a @elonjet, agli affari di Musk e per aver rivelato che questi affari non sono poi così brillanti. Infine, è calata la mannaia della censura nei confronti di Mastodon, impedendo agli utenti di postare link a Mastodon (sia in tweet che nella bio) e mostrando a questi un avviso riguardante una presunta violazione della Url Policy di Twitter, poiché i link diretti a Mastodon sarebbero potenzialmente pericolosi. Proviamo a districare la matassa. La lunghezza dell’articolo mi costringe a mettere qui un sommario per una più rapida consultazione: @elonjet I giornalisti sospesi Mastodon filtrato Un imperatore in pectore L’imperatore e la sua arena Le paure dell’imperatore Cosa verrà dopo? L’ultima genialata. Aggiornamenti. 1 – @elonjet La giustificazione ufficiale per la sospensione dell’account creato da Jack Sweeney risiederebbe nella pubblicazione illecita di dati che secondo Musk sarebbero privati. In realtà, è esattamente il contrario: il programmatore del bot collegato a @elonjet sfrutta i dati di navigazione aerea che devono essere pubblici per forza di legge. Quei dati, infatti, servono alla gestione del traffico da parte delle torri di controllo, così da evitare che due aeromobili siano tanto vicini tra loro da rischiare la collisione, oppure per verificare che un velivolo non si ritrovi in una no-fly zone istituita per ragioni di sicurezza pubblica. Avete mai visitato il sito FlightRadar24? Ecco, quel sito sfrutta gli stessi dati per visualizzare graficamente gli spostamenti di tutti gli aeromobili, dunque quali sarebbero i dati privati diffusi illecitamente da @elonjet? Nessuno, sebbene Musk sostenga che si possa facilmente associare un numero identificativo alla sua persona. Più semplicemente, Musk ha deciso che non gli stava bene far conoscere la propria posizione attraverso la piattaforma per cui ha speso 44 miliardi di dollari. Attenzione! Bisogna ribadire che stiamo parlando di decisioni assunte da Musk in persona e non da Twitter attraverso un team di moderazione: tutto questo, ormai, non esiste più ed è proprio lui a comandare blocchi e limitazioni nei confronti di chi abuserebbe della sua piattaforma sociale (oppure di chi semplicemente non gli piace). Come se non bastasse, dopo la sospensione di @elonjet, è arrivata anche la sospensione dell’account personale del suo creatore, Jack Sweeney (@JxckSweeney). 2 – i giornalisti sospesi per doxxing. In modo direttamente collegato alla vicenda di @elonjet, a ruota è arrivata una raffica di sospensioni e blocchi nei confronti degli account di nove giornalisti USA, rei d’aver semplicemente svolto il proprio mestiere. Nello specifico, Musk ha giustificato l’azione sostenendo che chiunque riporti informazioni relative agli spostamenti suoi e dei suoi familiari viene immediatamente bannato per aver praticato il doxxing; in questo specifico caso, quei giornalisti hanno semplicemente scritto dell’attività di @elonjet, perciò sono stati sospesi meramente per proprietà transitiva. In questo frangente, tra la sospensione di @elonjet e quelle inflitte ai giornalisti, Musk ha pubblicamente denunciato un fatto strano: ha dichiarato che a causa del continuo doxxing, un “pericoloso stalker” ha seguito un’auto con il figlio di due anni a bordo e, approfittando di un ingorgo stradale, costui avrebbe colto l’occasione per saltare in piedi sul cofano della vettura, credendo che all’interno vi fosse lo stesso Musk. La vicenda è avvolta dal mistero poiché non vi sono prove che attestino la veridicità di quanto lamentato dal milionario imprenditore; tuttavia, Elon ha invitato tutti gli utenti di Twitter ad aiutarlo nell’identificazione dell’aggressore, mostrando pure um breve video in cui appare il numero della targa della presunta vettura del presunto stalker. E tanto gli è bastato per giustificare la raffica di sospensioni: divulgate gli spostamenti della mia famiglia e mi aggrediscono quindi siete responsabili e vi sospendo da Twitter. Naturalmente gli ambienti del giornalismo non sono rimasti a guardare e i vari editori (affiancati persino da diverse istituzioni sovranazionali) hanno tuonato contro il CEO di Twitter proprio perché queste azioni tutto sembrano meno che dirette a tutelare la libertà d’informazione e l’abusato concetto di free speech che Musk sbandiera ai quattro venti. L’aria è cambiata in Twitter. Effettivamente, basta star fuori per un certo periodo – come il sottoscritto – e rientrarvi per osservare un netto cambiamento d’atmosfera: la lista italiana dei trending topic è sempre più infarcita di hashtag filorussi, filoputiniani e comunque promossi ad arte da una macchina della propaganda ombra. Prendendo il coraggio a quattro mani e aprendo uno di quei topic si può osservare un aumento esponenziale della partecipazione di account esplicitamente orientati a destra, no vax, mattonisti, bandierini e altra robaccia simile; parimenti ho notato un drastico calo di interazioni tra account, pur chiaramente orientati nello stesso senso, come se tutte queste persone (?) scrivessero solo per il gusto di scrivere usando quello specifico hashtag – il che alimenta ulteriormente la mia idea di macchina della propaganda ombra. Se poi si tenta di capire cosa succede fuori dalla bolla del Twitter italiano, ci si scontra con una realtà simile anche nelle “bolle Twitter” di altre aree del pianeta: l’avvento di Musk ha praticamente legittimato la divulgazione di bufale, di hate speech (altro che free!) e atteggiamenti passivo-aggressivi. Non a caso, i più felici dell’avvento di Musk alla guida di Twitter LEGGI TUTTO