Nel corso della giornata sono stati resi noti i ben 12 capi d’imputazione che la magistratura francese muove contro il fondatore di Telegram, Pavel Durov.
Ragioniamo un po’ sulla ratio giuridica di queste accuse perché chi mastica un po’ della materia sta sollevando più di qualche dubbio sulle effettive responsabilità di Durov in relazione alle specifiche contestazioni.
Riassumendo a grandi linee quanto comunicato dalla magistratura, notiamo che sono almeno tre le direttrici seguite dagli inquirenti d’oltralpe:
Sarò sincero: mentre ritengo che certe accuse potrebbero anche avere un minimo di fondamento (soprattutto per ciò che concerne la responsabilità oggettiva sulla piattaforma), le accuse di associazione criminale e riciclaggio mi sembrano un po’ tirate per i capelli, come se si dovesse necessariamente appesantire il carico delle accuse.
Quanto all’uso della crittografia senza dichiarazione preventiva, invece, penso che qui la magistratura abbia tirato un sassolino nello stagno per vedere i cerchi che fa dove vanno a finire. Credo anche che l’aver tirato in ballo la crittografia per arrestare Durov ci riconduca direttamente alle considerazioni scritte nell’articolo “Chi ha paura della crittografia?“.
Lette come un unico corpo, queste accuse ci fanno riflettere sulla dichiarazione rilasciata a caldo dall’avvocato di Duro e che possiamo riassumere in
non si può accusare un produttore di automobili se chi le guida commette un incidente mortale.
A primo impatto si tratta di una sintesi chiara e lampante poiché Telegram andrebbe visto meramente come uno strumento per la messaggistica e ognuno dovrebbe essere l’unico responsabile per ciò che scrive o che scambia.
Però…
IÂ termini di servizio (TOS) di Telegram si prestano a interpretazioni un po’ troppo libere. Dunque, quando ci si iscrive a Telegram si accettano le seguenti clausole:
Apparentemente Telegram proibisce il materiale per cui Durov è accusato di complicità e favoreggiamento nello scambio, anche grazie all’uso di tecniche crittografiche: è quel “publicly viewable” che spalanca una prateria di interpretazioni diverse. Un’interpretazione restrittiva dei TOS indurrebbe a ritenere che il divieto si applichi solo alle chat pubbliche; un’interpretazione estensiva, invece, porterebbe a pensare che anche le chat di gruppo, poiché spesso numerose e popolate da persone che fra loro non si conoscono neanche, andrebbero considerate chat “pubbliche” in senso lato e vi si applicherebbero le medesime condizioni.
Allo stato dei fatti, quindi, per la magistratura l’unica possibile è l’interpretazione restrittiva e, pertanto, Durov è responsabile per aver favorito e non limitato o prevenuto lo scambio di materiali illeciti nonché l’organizzazione di gruppi criminali/eversivi/paramilitari.
Attendiamo ulteriori sviluppi.
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