Ieri, 30 aprile 2022 e proprio a ridosso dellaÂ
festa dei lavoratori, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (
ADM) ha apposto i sigilli a numerose
sale LAN su tutto il territorio nazionale, poiché le “
apparecchiature” videoludiche non sarebbero in regola con la normativa vigente. Tutto parte dall’esposto presentato daÂ
Sergio Milesi, imprenditore titolare di una catena diÂ
sale slot/sale da gioco lombardo, il quale ha segnalato la presunta violazione della normativa di settore da parte delle sale LAN. Il contraccolpo è colossale poiché viene investito direttamente un mercato fruttuoso e che impiega tantissime persone, senza contare gli investimenti fatti dai gestori delle sale LAN nel corso degli anni. Procediamo con ordine.
Cos’è una “sala LAN”?
Una sala LAN è l’evoluzione di quelle che erano le sale giochi degli anni ottanta (e che frequentavo assiduamente): un posto pieno di videogiochi in cui trascorrere diverse ore del proprio tempo libero. Da allora a oggi non è che sia cambiato molto: all’epoca si entrava, si scambiavano le lire in gettoni e si andava a giocare con il gioco preferito. Ho adoratoÂ
Joust,Â
Return of the Jedi,Â
Hang out,Â
Robocop,Â
Track & Field,Â
Marble Madness,Â
Tetris… Ecco, nelle sale LAN avviene esattamente la stessa cosa: non si usano i gettoni ma si paga un prezzo all’ingresso e si va a giocare. Sono cambiati i giochi, certo, e quelli moderni non sono volgari cabinati anonimi ma computer simili a quelli che abbiamo a casa, nettamemte più costosi poiché devono offrire prestazioni fuori dalla norma e non riproducibili sul computer a casa – esattamente come accadeva negli ottanta, nulla di diverso. Oggi, in più, questi computer sono connessi sia fra loro (costituendo, appunto, una LAN) e verso l’esterno per consentire gliÂ
scontri con giocatori in altre parti del mondo, così come danno l’opportunità di giocare ai videogiochi più famosi quali
Fortnite.
Qual è il problema, quindi?
Il problema nasce nel momento in cui un legislatore in cerca di nuovi introiti finanziari decide di legalizzare tutto il sottobosco di videogiochi d’azzardo e scommesse che fino a quel momento erano persino innominabili: i videopoker e le video-slot machine che usualmente erano relegate nei retrobottega dei peggiori bar di periferia, la cui esistenza era nota soltanto ai frequentatori più incalliti di quei locali e di cui era meglio non far parola in giro, improvvisamente videro la luce e l’opinione pubblica fece la conoscenza con la “
ludopatia“, la malattia del gioco che ha rovinato moltissime persone e nuclei familiari. In realtà la ludopatia esisteva da prima che queste macchinette venissero legalizzate e sottoposte a una precisa normativa ma la società degli anni ottanta ne ignorava l’esistenza (o, semplicemente, se ne infischiava). LeÂ
sale da gioco (non le “sale giochi”) e leÂ
sale Bingo proliferarono e si moltiplicarono sotto l’occhio vigile (si spera) dell’ADM.
Chi gestisce una sala da gioco deve usare macchine
omologate e disciplinate normativamente (non un semplice computer superpotente), oltre a dover pagare l’
ISI (imposta sugli intrattenimenti) poiché lo Stato autorizza simili tipologie di giochi in cambio del pagamento di una somma di denaro.
Il nodo cruciale.
La normativa che disciplina le sale da gioco è nata per regolareÂ
principalmente i giochi che
offrono vincite in denaro: l’esempio classico è la slot machine in cui la vincita spesso è un buono consumazione presso il bar in cui la macchina è installata. Gioco, vinco, il gestore mi dà un premio che può essere in soldi o in buoni del valore equivalente.
Le sale LAN, invece, danno l’opportunità di giocare senza offrire alcuna vincita (né denaro, né altro):
paghi e giochi per il solo fine del divertimento.
L’imprenditore Milesi sostiene che anche le sale LAN debbano essere assoggettate alla stessa disciplina normativa (e al pagamento della medesima imposta), pertanto ha presentato l’esposto che ha indotto ADM inizialmente a avvisare le sale LAN a mettersi in regola entro il 30 aprile, pena il sequestro delle apparecchiature.
Bisogna fermarsi un momento a esaminare la situazione poiché Milesi, a prima vista, potrebbe anche avere ragione.
La sale da gioco / Bingo / VLT oltre a essere tenute al pagamento dell’ISI, sono sottoposte a una serie di altri vincoli fra i quali:
- Non possono essere aperte vicino a scuole e, comunque, in zone frequentati da minori o da persone con condizioni di salute psichica instabili;
- Non possono essere frequentate dai minori;
- Devono comunicare all’ADM i “giochi” installati;
- I “giochi” devono essere prodotti e distribuiti da concessionari autorizzati dall’ADM.
Allo stato attuale, le sale LAN non sono assoggettate a questi obblighi normativi, tant’è cheÂ
sono aperte anche i minori di 18 anni eÂ
operano in totale autonomia. In sostanza, la sale LAN si fanno carico soltanto delle cosiddette “spese di gestione” (energia elettrica, manutenzione degli apparecchi, acquisto delle licenze dei videogiochi), senza aver alcun obbligo nei confronti dell’ADM.
A ben guardare l’esposto di Milesi potrebbe davvero essere fondato.
D’altronde è l’ADM (
dal 2021) stessa che definisce i videogiochi come “
apparecchi da divertimento senza vincita in denaro” e, quindi, sembra che davvero la stessa normativa debba applicarsi anche alle sale LAN.
Tuttavia manca una regolamentazione specifica che ponga l’attività delle sale LAN sotto il controllo di ADM.
Cosa è successo?
Purtroppo è andato tuttoÂ
all’italiana: anziché chiedere pareri chiarificatori o invocare il legislatore affinché producesse un decreto per includere le sale LAN nella medesima disciplina,
si è preferito optare per le brutte maniere. Ai gestori delle sale LAN è stato dato un avviso a regolarizzarsi entro pochi giorni e, naturalmente, nessuno l’ha fatto ritenendo di non essere tenuto a quegli obblighi di legge.
A testimoniare l’accaduto è soprattutto il gestore diÂ
EsportPalace suÂ
TikTok, ove ADM si è presentata per sigillare tutti i computer i simulatori presenti nella loro sala gaming, andando a sigillare persino i computer esposti per la vendita, non utilizzabili attivamente e, naturalmente, non vendibili.
Se EsportPalace di Bergamo in qualche modo resiste al contraccolpo perché è una realtà diversificata – vi è un negozio di informatica, una sala per feste, un bar – non può dirsi lo stesso per le sale LAN tout court che, al massimo, hanno solo un servizio bar funzionale all’uso della sala gaming vera e propria.
Il gestore diÂ
PC-TEKLAB Gaming la prende sul personale, sostenendo che l’esposto di Milesi sia stato dettato più da una forma di invidia che altro:
Quali conseguenze?
Difficile dirlo oggi, appena ventiquattr’ore l’apposizione dei sigilli. Oggi è stato costituito un brutto precedente che potrebbe andare a interessare negativamente anche
fiere e manifestazioni in cui è possibile usare i videogiochiÂ
esposti come laÂ
Milano Games Week oÂ
Lucca Comics & Games (questi, tuttavia, sono
eventi pubblici e occasionali).
Resta da capire come si risolverà la vicenda: l’azione di ADM è legittima poiché vi è unÂ
fumus boni iuris ma conosciamo i tempi lunghissimi della giustizia e della burocrazia italiana e nel frattempo si potrebbero perdere parecchi posti di lavoro su tutto il territorio nazionale. Solo un legislatore attento e veloce potrebbe risolvere velocemente la vicenda che ha portato a galla un vero e proprio vuoto normativo.
Resta il fatto che l’azione dell’ADM è il classico esempio in cui la toppa è peggio del buco: Milesi potrebbe davvero aver ragione ma per come è stata gestita la cosa, agli occhi dell’opinione pubblica lui è diventato il cattivo invidioso che vuole mettere i bastoni alle attività concorrenti (nonostante target profondamente diversi).
Tutto ciò mentre ilÂ
CIO (Comitato Olimpico Internazionale) ha elevato gliÂ
eSports (le competizioni di videogiochi) al rango di
disciplina olimpica.