Internet arrivò dopo e con l’arrivo di YouTube e dei social network, chiunque ebbe l’opportunità di scovare simili personaggi e condividerli in rete e con gli amici al solo fine di farsi quattro risate. Tuttavia “da gradi poteri derivano grandi responsabilità” (cit.) e del potere di condivisione sociale si è ben presto abusato, inoculando così il germe dell’analfabetismo funzionale. A causa dell’abuso di questo “potere”, infatti, abbiamo dovuto assistere alla condivisione virale di video di giovani disabili picchiati dai compagni di scuola, di docenti scolastici che fumano in classe, di persone con ridotte patologie mentali che vengono “intervistate” o “provocate” per farle parlare o imprecare e poi riderci su con amici e parenti per mezzo della condivisione.
Il punto è questo: “Mago Gabriel” insistette nel fare lo stupido volontariamente perché iniziò a guadagnare grazie a quell’inattesa popolarità; al contrario, i soggetti citati poc’anzi spesso non sanno esattamente cosa stiano facendo e perché qualcuno li abbia fermati in mezzo alla strada per filmarli con un cellulare.
Personalmente non posso dimenticare la vicenda di “Bobbe Malle”: un cittadino reggino (del quale non farò il nome e tanto meno il soprannome), sofferente di alcune patologie psichiche, veniva ripreso spesso a cantare una canzone sgangherata che – nel suo intimo sentire – avrebbe voluto dedicare al suo idolo, Bob Marley. Quel video divenne immediatamente virale e subito oggetto di “parodie” e scherno da parte di emulatori e persino da parte di “Striscia la notizia” – sì, proprio quel programma di Canale 5 – e del programma radio “Ciao Belli” di Radio Deejay. Più la famiglia s’impegnava a chiedere la cancellazione dei video da YouTube e da altre piattaforme simili, più copie dello stesso video o di altri video con lo stesso protagonista comparivano in rete. E tutto ciò sempre e soltanto per un unico scopo: ridere del modo sgangherato di parlare e cantare del protagonista e (più o meno velatamente) sfotterlo.