Il bestiario di Facebook.
Facendo una ricerca con alcune parole chiave pronunciate dal ragazzo e storpiandole come lui involontariamente fa, mi sono imbattuto persino in una pagina pubblica su Facebook dedicata alle “parodie” del ragazzo, scrivendone nel titolo nome, secondo nome, cognome e qualificandolo “comico”. Naturalmente non metterò il link a detta pagina ma mi limiterò a descriverla.
Ovviamente non indicherò il link alla pagina ma mi limiterò a descriverla. Innanzi tutto, essa si presenta al pubblico così: In sostanza la pagina istiga altre persone a creare delle parodie del video originale e, naturalmente, chi si diletta ad impersonare il ragazzo lo fa accentuando le sue difficoltà linguistiche ed espressive. Insomma: lo sfottono. Ed è inutile che l’amministratore della pagina (che inspiegabilmente non indica il proprio nome nella stessa) si premuri di sottolineare che la pagina è “umoristica, non offensiva”. Una parodia, per certi aspetti, è secondo il dizionario Treccani una forma d’arte. Non è il caso che ci occupa, però. Nella pagina ci sono solo e semplicemente filmati di persone che indiscutibilmente prendono in giro, sbeffeggiano, il povero giovane e questo comportamento è a tutti gli effetti sanzionabile penalmente.
La stessa ricerca, poi, mi ha fatto trovare una delle migliaia di condivisioni del video originale e in questo caso sono i commenti ad avermi colpito negativamente, una serie di esternazioni che farebbero perdere la fiducia nel genere umano anche al più incallito ottimista. I commenti che seguono sono riportati integralmente e ho ritenuto di non dover oscurare foto del profilo e nome dell’autore poiché gli stessi appaiono in un post pubblico e non vi è alcuna esigenza di tutela della riservatezza dell’autore del messaggio.
Il prossimo commento, invece, merita una considerazione a parte…
Questo è un errore colossale! I social networks consentono di scegliere con chi condividere un video e se io lo condivido privatamente con un numero ristretto di persone, pur ampio che sia, ciò non lo rende di dominio pubblico e liberamente condivisibile; al contrario, secondo alcune interpretazioni giurisprudenziali degli ultimi tempi, le conversazioni sui social network sorte in un gruppo a numero limitato di persone (es. gli “amici” di Facebook) sono equiparabili alla corrispondenza postale e sono tutelabili alla stessa maniera – ancor di più le chat o i messaggi privati. Da ciò ne discende che se uno dei miei “amici” di Facebook diffonde il mio video, originariamente condiviso solo fra i miei amici (e non agli amici degli amici), commette una violazione della riservatezza e persino una plausibile violazione della corrispondenza privata. Altro che pubblico dominio!
Continuiamo con i commenti al video del giovane, però.
Non c’è molto altro da aggiungere o da commentare. Lascio al lettore ogni riflessione. Inutile dire che ho segnalato le pagine e i video a Facebook ma mi è stato risposto che non rilevano alcuna violazione dei loro termini e condizioni d’uso.