Ieri 5 settembre 2024, Pavel Durov ha scritto unlungo post sul proprio canale Telegram per ringraziare per il supporto ricevuto, cogliendo così l’occasione per mettere in chiaro alcune cose sul suo arresto.
Spiega che al suo arrivo a Parigi è stato interrogato dalla polizia per quattro giorni perché accusato di essere personalmente responsabile per l’uso illegale di Telegram effettuato da altre persone e perché Telegram non avrebbe mai risposto alle autorità in merito a queste condotte criminali.
Durov si dice stupito per una serie di ragioni:
Durov continua affermando che trovare il giusto compromesso tra privacy e sicurezza non è semplice. BIsogna assolutamente far convergere normativa sulla privacy e le esigenze operative delle forze dell’ordine, così come si dovrebbero omogeneizzare normative locali con la normativa europea. Il legislatore, però, deve anche tenere in considerazione certi limiti posti dalle tecnologie. Una piattaforma vorrebbe che i propri processi fossero coerenti a livello globale e, contemporaneamente, che questi si mostrassero robusti anche in quei Paesi in cui le leggi sono “strane” o “deboli”. Telegram – continua Durov – è da sempre in contatto con i legislatori per trovare il giusto bilanciamento perché noi Telegram ha un solido principio e una missione, ossia proteggere gli utenti nei regimi autoritari. Tuttavia il dialogo è sempre aperto.
Durov prosegue sottolineando che non possono essere sempre d’accordo con certe decisioni dei diversi legislatori riguardo al bilanciamento tra i due interessi di privacy e sicurezza. In quelle occasioni Telegram è pronta a lasciare quel Paese, così come fatto molte volte. Durov ricorda che quando il governo russo chiese loro le chiavi crittografiche di Telegram per attivare una sorveglianza di massa, l’azienda si è opposta subendo il blocco locale delle operazioni – non è preciso: il ban russo di Telegram è durato soltanto dal 2018 al 2020 e poi è stato utilizzato in Russia dalla task force per la lotta al COVID19 e tutt’oggi è ampiamente usato dai cittadini e dal Governo stesso, divenendo un crocevia pericoloso all’indomani dell’invasione dell’Ucraina.
In Iran, invece, Telegram è stato bloccato perché si sono rifiutati di accogliere l’istanza del Governo perché chiudessero i gruppi dei pacifisti manifestanti contro il regime. Tutto ciò non rende Telegram perfetto, scrive il CEO, e lo dimostra anche il fatto che le autorità possono confondersi su dove indirizzare certe richieste di collaborazione, un processo che deve necessariamente essere migliorato.
Pavel Durov, infine, respinge al mittente ogni accusa di essere un paradiso anarchico perché l’azienda rimuove quotidianamente milioni di messaggi e gruppi pericolosi, un’attività della quale viene reso conto con report quotidiani. In più, prosegue, Telegram è in contatto diretto con diverse ONG (organizzazioni non governative) per consentire richieste di moderazione più rapide.
Durov conclude ribadendo che è il suo obiettivo personale trasformare Telegram in una piattaforma libera ma sicura al tempo stesso, sperando che questo contribuisca a far migliorare l’intero settore dei social network attuali.
Intanto osserviamo una prima conseguenza: dalle FAQ di Telegram è scomparso ogni riferimento alla segretezza delle chat private tra i partecipanti e si parla di un tasto “Report” che apparirà in quelle chat per consentire la segnalazione di abusi o altri illeciti. Morale della favola: Telegram modererà le chat private.
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